La storia di Fullmetal Alchemist segue due giovani alchimisti, Edward e Alphonse Elric, in un mondo in cui l’alchimia è una pratica scientifica che segue un assioma, ossia la legge dello scambio equivalente: per ottenere qualcosa, bisogna dare in cambio un qualcosa del medesimo valore. Quando la loro madre muore, i ragazzi tentano di riportarla in vita eseguendo una trasmutazione umana, una tecnica proibita in alchimia.
I due ragazzi pagano un prezzo terribile per le loro azioni: Edward perde una gamba e Alphonse perde il suo corpo fisico. Fortunatamente, Edward riesce ad agganciare l’anima di Alphonse ad un’armatura, ma per farlo si trova costretto a rinunciare al proprio braccio. I due ragazzi si ritrovano a vivere due corpi mutilati: Edward ha un braccio e una gamba di metallo, mentre Alphonse ha un corpo interamente di ferro. La vicenda segue i due fratelli nel loro viaggio per trovare una pietra filosofale, che aggirerebbe i limiti dell’alchimia e consentirebbe a Edward e Alphonse di riprendersi i loro corpi.
Questo manga è estremamente interessante per i risvolti filosofici su cui si fonda. Prendiamo la condizione di deprivazione del corpo dei due ragazzi: viene da Cartesio. Il filosofo René Descartes sviluppò l’idea della dicotomia mente-corpo per dimostrare la possibilità di un’anima immortale. Descartes sosteneva che la mente e il corpo esistono come due entità separate, il che sottintende che la distruzione del corpo non equivale necessariamente alla distruzione della mente. La mente è unificata con il corpo per creare un essere umano completo. Fullmetal Alchemist non potrebbe esistere senza la riflessione di Cartesio: Alphonse è vivo perché la sua mente è impiantata in un’armatura. L’armatura è un’estensione della sua mente, in modo simile a ciò che Descartes crede del corpo umano. Fullmetal Alchemist è dunque un manga in grado di mescolare dinamiche da battle shonen con una complessa stratificazione filosofica: cazzotti, alchimia e Cartesio.