Da qualche tempo a questa parte sentiamo parlare sempre più insistentemente di concetti come “sostenibiltà”, “consumo critico” e “impatto ambientale” (finalmente aggiungiamo!).
In un mondo dominato dall’usa e getta e dal fast fashion si intravede uno spiraglio di speranza: la possibilità concreta di invertire la tendenza e di diminuire la nostra impronta sul pianeta.
L’industria del cosiddetto “fast fashion” è costituita da aziende che propongono svariate collezioni all’anno a prezzi più che accessibili.
Va da sé che per sostenere questi ritmi, le sedi di produzione vengono dislocate in paesi del terzo mondo, dove la manodopera ha prezzi bassissimi e i diritti dei lavoratori sono inesistenti.
Oltre ad un modus operandi poco condivisibile, basato perlopiù sullo sfruttamento del lavoro, bisogna tenere conto anche dei danni ambientali causati dalla “moda veloce”.
Il settore dell’industria tessile risulta essere, secondo i più recenti rapporti, tra i più inquinanti per il nostro pianeta. Certo questa notizia non sorprende se pensiamo che 14 milioni di tonnellate di abiti e tessuti usati sono gettati via ogni anno nel mondo, di cui solo il 16% viene riciclato
(Per approfondire: – “Quanto inquina la moda: se vestirsi è un problema ambientale” via d.repubblica.it
– “The environmental costs of fast fashion” via The Independent).
Il potere psicologico esercitato da questi colossi della moda è grande: noi consumatori siamo portati ad acquistare capi di bassa qualità, di cui non abbiamo bisogno, sedotti dall’illusione del low-cost, in un circolo vizioso senza fine.
Grazie alla facilità che abbiamo ad accedere all’informazione e alla crescente ricerca di alternative a questo consumismo dilagante, uscire da quest’ottica e approdare a delle scelte più responsabili è possibile.
Uno dei modi più efficaci per smettere di foraggiare questo sistema è offerto dal mercato dell’usato e del secondhand, una realtà in grande crescita a livello internazionale.
Riutilizzo, riciclo e recupero sono azioni di grande impatto che possiamo compiere sia a livello individuale che a livello comunitario.
Alla Di Mano in Mano queste azioni fanno parte della nostra quotidianità e sono alla base della nostra idea di “decrescita” verso un sistema economico finanziario finalizzato a ridurre al minimo il consumo di risorse e la produzione di rifiuti, che riduce gli sprechi, aumenta la durata di vita degli oggetti e ricicla le materie prime contenute in quelli dismessi. Si tratta di un passaggio volontario verso una società equa, partecipata ed ecologicamente sostenibile.
Oltre all’aspetto ecologico del riuso, è veramente bello pensare di dare una nuova vita ad oggetti o capi parcheggiati nelle nostre case da anni;
scoprire che ciò che per me è inutile può diventare un tesoro per qualcun altro (e viceversa).
Lavorare in questo settore o semplicemente partecipare a questo sistema di “economia circolare” è molto gratificante (a proposito, date un’occhiata qui). Il nostro sforzo in tal senso è costante e cerchiamo di offrire una scelta di usato ampia, di qualità e a prezzi competitivi.
Anche chi non vuole rinunciare ad essere “di tendenza” può rimanere stupito qui da noi: collaboriamo con grandi marchi della moda, dai quali acquisiamo grossi quantitativi di abbigliamento, che data l’enorme produzione rimarrebbero invenduti o peggio andrebbero distrutti.
Nei nostri magazzini la merce viene scrupolosamente analizzata e riprezzata per offrire una selezione di capi nuovi, alla moda e a prezzi più che dimezzati.
Non dimentichiamo poi la nostra selezione vintage: un settore amatissimo soprattutto dai più giovani. Giocare con indumenti o accessori del passato è divertente e dona unicità e carattere ai nostri look.