Eugenio Quarti, il “principe degli ebanisti”
Eugenio Quarti, “principe degli ebanisti”, nasce nel 1867 a Villa d’Almè, piccolo borgo in provincia di Bergamo, da una famiglia dedita all’artigianato del legno.
A 14 anni viene mandato dal padre a Parigi dove lavora come apprendista in un laboratorio di ebanisteria. Alla fine degli anni 80 dell’800 rientra in Italia e si stabilisce a Milano dove lavora, per un breve periodo, con Carlo Bugatti.
Nello stesso anno, aprirà poi un suo laboratorio in via Donizetti.
I primi mobili che disegna e produce sono di chiara derivazione bugattiana.
Dal 1894, anno in cui partecipa all’esposizione internazionale di Anversa e all’esposizione internazionale operaia di Milano, al 1898 Eugenio Quarti matura una personale idea del mobile d’arredamento modernista, grazie anche agli sproni di Vittore Grubicy, liberandosi definitivamente dei retaggi stilistici bugattiani e trovando nuove forme così da definire uno stile del tutto personale. Nello stesso anno partecipa all’esposizione di Torino presentando mobili di gusto modernista in legno prevalentemente scuro decorati ad “incastonature” di metallo, avorio, tartaruga e madreperla; ormai è totalmente affrancato dagli stilemi del passato affermandosi come un artista dalla personalità unica e formata.
Mobili in legno pregiato come il teak, il mogano, il palissandro, il maracaibo, il noce d’India, l’acero naturale o tinto si arricchiscono di intarsi sottili, di filamenti in metallo e materiali preziosi, distribuiti a seguire e sottolineare i profili entro cui si inseriscono motivi decorativi vegetali o di animali stilizzati.
Nel 1900 partecipa all’esposizione internazionale di Parigi dove riceve l’ambito premio “Grand Prix” della giuria.
Avviato ad indiscusso successo vede la propria clientela allargarsi sempre più nell’ambito dell’aristocrazia e dell’alta borghesia; i mobili prodotti sono sempre più lussuosi e assai costosi.
Una volta lasciata la bottega di via Donizetti, ne apre una nuova, di 100 mq, in via Palermo dove rimane sino al 1904.
Da questo momento in avanti Eugenio Quarti, che produce esclusivamente pezzi isolati da inserire in contesti d’arredamento già finiti, inizia una produzione atta a creare interi ambienti spesso complessi e grandiosi.
Sul finire del 1904 Quarti si trasferisce in una nuova fabbrica progettata da Luigi Conconi, in via Carlo Poma. Qui, gradualmente e in una ottica imprenditoriale tipica del momento, da avvio ad una produzione che si pone l’obiettivo di un progressivo allargamento della clientela; propone, al fianco del mobile lussuoso e prezioso, anche una produzione più economica e massificata.
Dal 1906 introduce nelle decorazioni elementi geometrici, intarsi a scacchi e semisfere chiari e scuri in legno o in vetro di chiara allusione viennese. Successivi al primo decennio del secolo sono gli arredi per importanti case milanesi e per il bar Camparino in Galleria Vittorio Veneto II dove, nel 1923, sostituirà con i suoi arredi il vecchio ammobiliamento ancora legato allo stile Impero. Un’operazione di restyling profonda e significativa che vede la stretta collaborazione con Angiolo d’Andrea e Alessandro Mazzuccotelli.
Si spegne sei anni dopo lasciando la direzione dell’azienda al figlio Mario (1901-1974) che eredita l’azienda del padre ristrutturandola. Negli anni 30 del 900, la “Quarti – Mobili d’arte”, conterà circa 200 addetti.
Senza alcun dubbio Eugenio Quarti, uno dei grandi ebanisti italiani del XX° secolo, lavorò con i più prestigiosi architetti del suo tempo.
Giuseppe Sommaruga, Luigi Broggi, Alfredo Campanini solo per citarne alcuni.
Lavorò anche come decoratore, progettando interi arredi per palazzi sia pubblici che privati. Fu lui che progettò l’arredamento per Palazzo Castiglioni a Milano, Villa Carosio a Baveno, Grand Hotel e Casinò a San Pellegrino Terme, Hungaria Palace Hotel al Lido di Venezia. Non disdegnò comunque anche commesse meno rilevanti come ad esempio il mobilio per Villa Mariani a Bordighera residenza del pittore Pompeo Mariani.
Alla sua attività di ebanista prima, e decoratore poi, affiancherà anche un’attività didattica e diventerà direttore del laboratorio d’arte applicata all’industria del legno, alla Società Umanitaria.
L’arredo proposto mostra, a nostro parere, le caratteristiche classiche e più salienti della produzione ebanistica di Quarti, posteriore al 1904 e perfettamente ascrivibile alla volontà imprenditoriale inerente alla produzione di arredi completi e accessibili ad una fetta di clientela più larga.
Tuttavia mantiene chiari gli stilemi quartiani delle produzioni più note e premiate. Ad esempio il cosidetto coup de fouet , filettato in acero, assonante a quello presente sul mobiletto portamusica (esposto a Torino nel 1902) e riportato ne “Il mobile Liberty italiano” Irene de Guttry / Maria Paola Maino Pagina 185 fig.13; oppure alla tarsia floreale, sempre il legno chiaro, a petalo allargato affine per fattura e stile a quello presente nel mobile di sala pubblicato ne “Il mobile del novecento” Degrada, Gualdoni Ed De Agostini pagina 75. (anch’esso esposto prima a Parigi nel 1900 indi a Torino nel 1902)
In generale ritroviamo assonanze evidenti con le specifiche stilistiche indubiamente quartiane; si colgono nella grande perizia e artisticità degli intarsi floreali a petalo allargato, le leggere tarsie a seguire le linee naturali dell’essenza, membrature di linee semplici ma raffinate come le sinuose sottolineature di curve date dall’inserimento di sottili filettature in ottone (tipiche anche della firma con la quale l’ebanista soleva autrografare le sue produzione più importanti) e da esso coniate con il termine di “incastonature” e, in generale, dalla grande finezza d’insieme dell’arredo; nel quale spiccano gli abbellimenti non comuni a lacche azzurre.