Cenni autobiografici
Henry Thomas Peters fu ebanista in Genova nella prima metà dell’800. Personaggio eclettico, si divise tra l’impegno artistico e politico nella vita sociale di quegli anni.
Nato a Windsor nel 1792 da madre francese e padre inglese, si formò al lavoro di ebanisteria e intaglio probabilmente nella bottega paterna. Giunse a Genova nel 1917 ove prese dimora e dove morì nel 1852.
Impegno artistico
Nella città ligure trovò i favori di alcune delle famiglie più in vista: i Brignole-Sale, De Mari e, soprattutto, Durazzo, che gli fornirono la possibilità di aprire una bottega indipendente in Via Balbi. Si trattava di una bottega all’avanguardia fornita delle prime macchine industriali per la lavorazione del legname e organizzata “all’inglese”, non solo per la filiera di produzione, ma anche per la tecnica costruttiva e i materiali più utilizzati. Henry Thomas Peters, infatti, costruiva con le tipiche tecniche d’incastro apprese in patria. Prediligeva, inoltre, il legno di rovere per la parte costruttiva, mentre il prezioso mogano per la parte a vista. Una città di porto come Genova favoriva il reperimento di questa essenza esotica.
Soprattutto all’inizio, i suoi mobili furono realizzati in quello stile Regency che gli era famigliare e che riscuoteva tanto successo per il fascino severo e, al contempo, elegante che lo caratterizza.
Grazie alla finezza e qualità esecutiva dei suoi arredi, Henry Thomas Peters nel 1828 venne ingaggiato per la casa Savoia; prima per Palazzo Reale di Genova e, in un secondo tempo, per le altre dimore, realizzando mobili per Palazzo Reale di Torino ma soprattutto per i Castelli di Pollenzo e Racconigi.
Influenze artistiche
La stretta collaborazione con Gabriele Capello ma, soprattutto, la guida di Pelagio Palagi segnarono per lui un punto di crescita importante. Il gusto moderno di Palagi e la corte di artigiani e artisti che lavorava con lui, ebbero, infatti, su Peters una forte influenza, soprattutto nello svincolarsi da quel gusto inglese che lo caratterizzava, permettendogli di sperimentare nuove strade.
Il Castello di Racconigi fu, ad esempio, un grande cantiere in cui partecipò a volte come semplice spettatore, altre volte alla realizzazione di ambienti con stili diversi, dal gabinetto etrusco realizzato da Capello agli arredi neogotici. In questo periodo, inoltre, Peters si legò in amicizia con Pelagio Palagi al quale, nei periodi bui della sua vita, scrisse missive in cerca di aiuto.
Opere
Il nostro artista, quindi, proseguì con una produzione di arredo di gusto Regency affiancata da quella di mobili eclettici, caratterizzati parimenti da una grande qualità esecutiva.
Nel catalogo di Dimanoinmano possiamo vedere, in stile più tipicamente Regency, i mobili di una libreria.
A tal proposito segnaliamo la credenza in mogano molto simile a quella che Peters realizzò per il re Carlo Albero e la libreria con doppia scrivania realizzata per i Brignole-Sale, oggi conservata a Palazzo Rosso a Genova.
In stile eclettico, verso la metà del secolo, fu realizzato per i Durazzo il salotto realizzato in ebano ora pubblicato nel nostro catalogo. L’arredo fu realizzato secondo un gusto neobarocco, rivisitato in chiave eclettica con ornati gotici che s’inseriscono nella struttura decorativa.
Il virtuosismo raggiunge l’apice nell’intaglio, soprattutto nelle figure che reggono i braccioli delle poltrone e divano. Esso fu reso ancora più prezioso dal fatto di essere completamente realizzato in legno d’ebano. Questo salotto, pubblicato e studiato da Antonella Rathschuler, rappresenta un’assoluta rarità ed è firmato con la sua stampiglia sui cassetti dello scrittoio.
Impegno politico
Nonostante lavorò per i re e ricevette numerosi riconoscimenti, Henry Thomas Peters visse gli ultimi anni della sua vita in povertà. Tale condizione è imputabile solo in parte alla numerosità della famiglia (ebbe ben dodici figli e due mogli). In realtà, come ben riassume la Rathschuler, Peters fu vittima di un imbroglio e ingiustizia portata avanti con accanimento da funzionari corrotti.
A metterlo in posizione di svantaggio rispetto alle autorità sembra possano essere state le sue posizioni politiche. Dichiarato liberale, era un amico di Mazzini, con cui condivideva alcune posizioni. Scrisse, inoltre, diversi libelli in cui espresse dichiaratamente il sogno di un’Italia come monarchia costituzionale affidata a Carlo Alberto di Savoia.
I suoi scritti, tuttavia, racchiudono spesso uno sfogo personale contro il potere di funzionari corrotti, evidentemente influenzato dagli abusi subiti che trascinarono la sua famiglia alla rovina.