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Poltrona Barcelona, uno dei pezzi d’arredo più amati (e imitati) al mondo

“La poltrona è un oggetto particolarmente difficile. Tutti coloro che hanno provato a crearne una lo sanno. Ci sono infinite possibilità e una marea di problemi: la sedia deve essere leggera, dev’essere forte e dev’essere comoda. È quasi più facile creare un grattacielo che una poltrona.”

A novant’anni dalla sua prima apparizione pubblica, la poltrona Barcelona di Mies Van der Rohe, vera icona del design industriale, rimane uno dei pezzi d’arredo più amati ed imitati al mondo.

Pensata e realizzata per il padiglione tedesco in occasione dell’Esposizione Universale del 1929, tenutasi nella città di Barcellona. La curatela del padiglione era stata affidata a Van der Rohe; architetto e designer modernista già celebre a quell’epoca per aver organizzato e gestito brillantemente la seconda esposizione del Werkbund nel 1927. 

Padiglione tedesco meglio noto come <strong>padiglione di Barcellona<strong> <br > <a href=httpsitwikipediaorgwikiExpo 1929>Esposizione Universale<a> 1929 ricostruito nel 1986

Il Werkbund era un’associazione (per molti versi simile all’Arts and Crafts inglese) costituita da intellettuali, architetti, artisti, artigiani e critici tedeschi volta a “riformare le arti applicate tedesche attraverso un autentico riavvicinamento tra artisti e produttori”. Si interrogavano sulle nuove forme e soluzioni da adottare per ammodernare l’architettura ed il design tedeschi. Nel 1927 Mies Van der Rohe era direttore del Werkbund; si occupò di coordinare i lavori per la realizzazione di un intero quartiere a Stoccarda (il  Weissenhof). Doveva essere la summa delle più recenti conquiste dell’architettura tedesca. A questo “gruppo di lavoro” parteciparono altri ferventi sostenitori del movimento razionalista come Gropius e Le Corbusier.

Tale fu il successo ottenuto a Stoccarda che Van der Rohe ottenne, assieme a Lilly Reich, l’onere e l’onore di rappresentare la Germania all’Esposizione Universale del ‘29.

Il padiglione tedesco fu la concretizzazione del pensiero di Mies Van der Rohe e in generale del Werkbund sull’architettura; una struttura semplice ma funzionale, arricchita di materiali di qualità eccezionale; uno spazio unico a pianta libera in cui si crea fluidità e comunicazione tra spazio esterno e spazio interno.  Il tutto risultante in un perfetto connubio tra ispirazione classica e suggestioni estremamente moderne. Il padiglione era privo di qualsiasi tipo di arredo, eccezion fatta per due esemplari di poltrone Barcelona, progettate per essere i “troni” per il re e la regina di Spagna durante il ricevimento di inaugurazione.

Ideata e realizzata per accogliere un re, la poltrona Barcelona fu progettata fin nei minimi dettagli.

La struttura era ispirata alla sella curulis, una sedia pieghevole a forma di X usata nell’antica Roma da Re, dittatori o altissime cariche dell’aristocrazia. Il telaio era costituito di metalli imbullonati tra loro, lucidati manualmente al fine di ottenere l’effetto a specchio. Il rivestimento (di pelle di cinghiale) era tagliato e cucito a mano così come le cinghie utilizzate per il supporto dei cuscini. 

Il design funzionale e gli elementi della poltrona Barcelona brevettate da Mies in Germania, Spagna e Stati Uniti, nel 1930 scadettero.

La poltrona viene fabbricata negli Stati Uniti e in Europa in produzione limitata dal 1930 al 1950. Nel 1953 Mies van der Rohe cedette i suoi diritti di esclusiva e di vendita a Florence Knoll, sua allieva ed estimatrice, nonché moglie di Hans Knoll, proprietario della nota azienda di mobili. Tuttora solo Knoll Studio può produrre la poltrona Barcelona seguendo esattamente le specifiche originali. Tutte le sedie hanno il logo dello Studio Knoll e la firma di Mies stampate sulla struttura: diventa così facile distinguere gli esemplari originali dalle (numerosissime) imitazioni.

Per quanto Mies Van der Rohe fosse un promotore dell’arredamento funzionale, facilmente replicabile in serie e commerciabile, non si può proprio dire che i primi modelli di Barcelona rispettassero queste prerogative. Erano estremamente costose e difficili da fabbricare, ma tale era il successo che avevano riscosso durante l’Esposizione, che lo stesso Van der Rohe in seguito approvò delle modifiche: il telaio divenne un pezzo unico in acciaio inossidabile e la pelle di cinghiale color avorio fu sostituita da quella nera di bovino.

Athina
Appassionata di poesia decadente e tendenze artistiche ormai fuori moda. Ho un culto per i bassotti e i gatti egiziani.

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