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Case editrici italiane: Einaudi


A partire dal mese di febbraio abbiamo deciso di ripercorrere insieme a voi lettori la storia della nostra editoria e quindi della nostra cultura.

Crediamo che le radici culturali di un paese siano utili a delinearne l’identità. Partiamo dalla storia della casa editrice torinese Giulio Einaudi, conosciuta da molti di voi proprio dal suo logo: Lo Struzzo.

La casa editrice Einaudi fu fondata nel 1933 da un gruppo di giovani allievi del liceo classico D’Azeglio di Torino accomunati da un forte impegno civile e ispirati ai valori della cultura e della libertà. Il gruppo comprendeva Giulio Einaudi (1912), figlio di Luigi, futuro presidente della Repubblica, Leone Ginzburg (1909), Cesare Pavese (1908), Massimo Mila (1910) e Norberto Bobbio (1909), a cui si unirono in seguito altri importanti intellettuali, come Natalia Ginzburg e Giaime Pintor.

Luigi e Giulio Einaudi
<em><span style=text decoration underline><strong>Luigi e Giulio Einaudi<strong><span><em>

Si trattava di un gruppo composito, ma accomunato dall’adesione convinta ai valori dell’antifascismo e da una grande curiosità per le culture e le letterature straniere, europee e ancor più extra-europee.

Giulio Einaudi incarnava l’anima imprenditoriale e Leone Ginzburg fu il primo direttore editoriale. Sul finire degli anni Trenta furono inaugurate le prime collane di saggistica tra cui i “Saggi”, che definirono di fatto i caratteri distintivi della neonata casa editrice. La casa editrice torinese proseguì intensamente la propria attività nonostante la repressione fascista.

Collana Saggistica "Saggi" Einaudi
<em><span style=text decoration underline><strong>Collana Saggistica Saggi<strong><span><em>

Dopo il 1936, crebbe il ruolo di Pavese, che promosse la traduzione dei libri di Defoe, Gertrude Stein, Dickens, Melville e altri classici stranieri.

La situazione precipitò nel 1943: Ginzburg morì in carcere nel 1944. Anche Giaime Pintor morì mentre cercava di unirsi ai partigiani.

Intanto erano state aperte le filiali di Roma e di Milano. Quest’ultima era diretta da Elio Vittorini, che nell’immediato dopoguerra fondò “Il Politecnico”, periodico innovativo sia per i temi trattati sia per l’impostazione grafica. Alla fine della guerra, assunse la guida editoriale dell’Einaudi Cesare Pavese.

Periodico il Politecnico
<span style=text decoration underline><em><strong>Periodico Il Politecnico<strong><em><span>

La casa editrice diversificò la produzione saggistica, aprendosi all’antropologia e alla psicanalisi e divenendo un punto di riferimento per la narrativa italiana e straniera con l’inaugurazione delle collane dei “Coralli”, dei “Supercoralli” e dei “Millenni”.

Cesare Pavese
<strong><em>Cesare Pavese<em><strong>

Dopo la morte di Pavese, avvenuta nel 1950, a sostituirlo fu chiamato Luciano Foà.

In quegli anni “I gettoni” di Vittorini rinnovarono il catalogo, promuovendo nuovi autori come Fenoglio, Lucentini, Rigoni Stern, Anna Maria Ortese, Sciascia e molti altri.

Intanto crebbe nella casa editrice il peso di Giulio Bollati, entrato come redattore divenuto condirettore prima e direttore generale poi.

Bollati rimase alla guida dell’Einaudi sino al 1979, quando si ruppe l’intesa con il fondatore.

Fu lui a valorizzare molti dei collaboratori interni come Italo Calvino, Paolo Serini, Bruno Fonzi e Paolo Boringhieri. E fu sempre lui a legare alla casa editrice intere generazioni di intellettuali.

Vittorini e Calvino si occupavano soprattutto della letteratura, attraverso le collane di narrativa e la rivista «Il menabò» (1959-1967), mentre Bollati coordinava i saggi e le collane di classici.

Italo Calvino, Leonardo Huzlev e Giulio Einaudi
<strong><em>Italo Calvino Leonardo Huzlev e Giulio Einaudi<em><strong>

Nacquero in quel periodo la “Piccola Biblioteca Einaudi” (1960), la “Nuova Universale Einaudi” (1962) la “Collezione di poesia” (1964), seguite dal “Nuovo Politecnico” e altre collane.

Gli anni Settanta rappresentano il momento in cui l’Einaudi ottenne il massimo della visibilità e della diffusione.

Ne sono un esempio i sei grossi tomi della Storia d’Italia (1972-1976) che furono prodotti in più di centomila copie. Negli stessi anni La storia di Elsa Morante (1974) vendette circa un milione di copie.

Elsa Morante - La storia Einaudi
La Storia di Elsa Morante circa un milione di copie vendute

Allo stesso periodo risalgono anche “Gli struzzi”, una collana semi-economica che ospitava il meglio delle altre collane, e le “Centopagine” di Calvino.

Gli anni Ottanta furono, in effetti, anni difficili per la casa editrice torinese.

Passò attraverso una grave crisi finanziaria e il commissariamento. Riuscì nonostante tutto a pubblicare autori nuovi e a impostare collane originali come “Microstorie” e “Scrittori tradotti da scrittori”.

Gli anni Novanta furono il periodo del passaggio di proprietà al gruppo Mondadori e segnarono una svolta importante di tipo editoriale.

Si è aperto un nuovo fronte quello dei tascabili che Einaudi non aveva quasi mai avuto. Assunsero una loro fisionomia per genere e formato, chiamandosi ET.
Nel 1996 nacque Stile libero, collana di tendenza rivolta ad un pubblico giovanile ma non solo.
Giulio Einaudi rimase Presidente fino alla sua morte avvenuta nel 1999. Seguirono negli anni successivi nuove collane come L’arcipelago Einaudi, Le Vele, I nuovi Struzzi ed Einaudi Storia.

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Nicoletta
Adoro viaggiare e scoprire culture nuove, magari parlando con persone straniere della comune passione per i libri.

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