Per noi sgomberare un appartamento è molto più che un semplice portar via arredi.
La squadra che collabora sa mettere ogni lavoratore al posto giusto perché dia il meglio di ciò che ha da dare, con i suoi pregi e debolezze. Così nessun handicap resta tale.
“Sgomberare” è per noi strumento di inclusione, che emancipa attraverso la fiducia, che insegna l’umiltà nella fatica quotidiana e nel confronto con i propri limiti.
Per alcuni dei ragazzi accolti da noi il contesto lavorativo è l’unico contesto relazionale esterno alle mura domestiche o carcerarie. Per altri è uno dei pochi contesti positivi.
Il rigido lockdown dell’anno scorso ha causato nuove sofferenze in chi di loro vive in situazioni di particolare solitudine o disagio sociale. I servizi sociali ci hanno dati rimandi di terapie farmacologiche aumentate, disagi socio-economici aggravati, arrivando purtroppo anche a situazioni relazionali già difficili degenerate nel penale. L’urgenza di ripartire andava a braccetto con quella di restituire a tante persone la possibilità di tornare a vivere situazioni positive.
Fortunatamente la nostra categoria è stata tra le prime a ripartire. Nella Milano semi deserta del maggio 2020 noi eravamo già in circolazione, a regime ridotto nelle cabine dei furgoni e con tutte le misure di sicurezza aggiuntive legate alla pandemia.
Come squadre d’assalto, cacciatori alla ricerca di sano lavoro.
Ripartiti più forte che mai, più belli che mai, con il nostro nuovo outfit da lavoro, ecologico e solidale, realizzato dagli amici di Ape Social Wear.