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Introduzione al fumetto

Nel 1992 Art Spiegelman ha vinto il premio Pulitzer con Maus, un graphic novel in cui racconta di come suo padre Vladek sia sopravvissuto nel campo di concentramento di Auschwitz: l’assegnazione di questo prestigioso premio ad un’opera a fumetti viene da tutti salutata come il riconoscimento di un linguaggio che non ha nulla da invidiare alle altre arti narrative. Il fumetto è una forma di comunicazione, un medium per raccontare, al pari della letteratura, della musica, del cinema, della poesia, ma diverso da loro per le modalità in cui si esprime: il fumetto ha una grammatica diversa, insomma, funziona in maniera diversa. Cerchiamo allora di capire come funziona la narrazione a fumetti e in cosa risiede questa sua diversità.

fumetto introduzione

Innanzitutto, un fumetto è fatto a vignette. Una dopo l’altra.

Questa qui sotto non è un fumetto (anche se ci assomiglia parecchio). Si tratta invece di una singola vignetta comica in cui Sisinnio incita, insultandoli, i poveri Albertello, Carboncello e Gosmario a trasportare quello che loro credono essere il corpo di San Clemente ma che in verità è una pesantissima colonna. L’Iscrizione di San Clemente e Sisinnio (Roma, Basilica di San Clemente al Laterano) è piuttosto una delle prime attestazioni del volgare italiano.

Ha tuttavia degli aspetti che appartengono al fumetto: la presenza del testo ad affiancare le immagini per veicolare un significato aggiuntivo (in questo caso si tratta di dialoghi che danno voce alle azioni e ai caratteri dei personaggi) e soprattutto l’utilizzo di una lingua volgare, e dunque non elitaria come il latino, che vuole rispondere ad un’esigenza di comunicazione di massa. Il fumetto è stato giustamente definito come: un mezzo di comunicazione di massa connotato dalla narrazione di una storia attraverso una sequenza logica di immagini disegnate che prevedono, attraverso l’utilizzo di alcuni suoi elementi fondanti, la possibilità di includere il testo scritto. (citazione tratta da “Will Eisner, il fumetto come arte sequenziale” di Davide Bonomo, edito Tunuè).

L’arte sequenziale è sempre stata praticata dagli uomini, ma solo con l’invenzione della stampa conosce una sua diffusione di massa, e da allora non ci ha mai più rinunciato.
Questa striscia di Will Eisner è un esempio di fumetto ed è utile per sottolineare l’interdipendenza di immagini e parole in questo medium.

fumetto pesci

Il linguaggio del fumetto è un linguaggio composto dalla miscela di icone radicalmente diverse tra loro, quali le parole scritte e immagini: per ottenere il cocktail del fumetto non basta avere un’ottima padronanza tecnica di una delle due, ma bisogna imparare un nuovo linguaggio che si struttura proprio nella relazione che si instaura tra queste due icone.

Se togliessimo le battute di dialogo dei due pesci nell’ampolla, la sequenza di vignette risulterebbe abbastanza insignificante: si tratterebbe solo di due pesci che nuotano in una boccia d’acqua. L’inserimento del testo introduce invece una discussione, indubbiamente ironica, su un tema complesso. Si noti come l’utilizzo del grassetto nelle parole BELIEVE, GOD e WHO vuole catturare l’attenzione del lettore enfatizzando le parole chiave della discussione, ma si noti soprattutto come l’innesto di una vignetta senza dialogo, quella centrale, sia in grado di creare una pausa nella lettura per amplificare la potenza della punch line nella terza vignetta.

Will Eisner, maestro del fumetto, ha definito questo linguaggio come arte sequenziale.

Negli anni ’90 Scott McCloud ha dato alle stampe un utile saggio a fumetti per comprendere i fumetti. In Capire, Fare e Reinventare il fumetto viene ripresa la definizione lasciataci da Will Eisner ed espansa: i fumetti sono: immagini e altre figure giustapposte in una sequenza intenzionale, con lo scopo di comunicare informazioni e/o ottenere una reazione estetica nel lettore.

fumetto

Consideriamo questo esempio, tratto sempre dalla matita di Will Eisner: un cowboy fa bang a un bandito, in entrambe le strisce. L’azione è molto semplice e nella prima sequenza, quella a sinistra, viene divisa in tre vignette giustapposte: nella prima il bandito prova ad accoltellare il cowboy, nella vignetta centrale il cowboy ha appena sparato al bandito, che si ritrova steso a terra nell’ultima vignetta. Il tempo di lettura è molto veloce, dato che l’autore ha deciso di rappresentare l’azione in sole tre vignette. Questo esempio ci permette di comprendere un meccanismo fondamentale del fumetto: cosa succede nello spazio bianco in mezzo alle vignette? Nessun lettore ha difficoltà a leggere la prima sequenza e tutti sarebbero in grado di spiegare cosa è accaduto tra una vignetta e l’altra, nonostante non venga raccontato: insomma nessuno si chiede come ha fatto il cowboy a sparare al bandito nella seconda vignetta anche se nella prima non aveva neanche la pistola in mano.

In quanto linguaggio visivo, quello del fumetto è un parente prossimo del cinema, in fondo in entrambi i casi si tratta di immagini ragionate in una sequenza intenzionale, ma il fumetto lascia ampi margini di manovra all’immagine del lettore. È un linguaggio più esigente di quello del cinema: il fumetto richiede che sia proprio il lettore a colmare lo spazio tra una vignetta e l’altra, completando la sequenza di immagini.

Questo è il fenomeno della closure, che Scott McCloud ha definito come il fenomeno di osservare le parti ma percepire l’intero. Nella seconda sequenza, quella a destra, l’azione che avviene in mezzo alla seconda e terza vignetta della prima sequenza viene invece espansa, facendo vedere tutte le reazioni del bandito in seguito all’essere stato colpito dalla pistola fumante del cowboy. Il riempimento di questa closure e la riproduzione di queste scene lasciano meno lavoro da fare all’immaginazione del lettore: l’autore ha voluto rallentare la velocità di lettura per ottenere un effetto maggiormente drammatico.

calvin and hobbes, fumetto

Quello che abbiamo visto sono solamente i rudimenti della grammatica del fumetto, ma sono validi per ogni sua manifestazione ed espressione.

Ovviamente, essendo il mondo belle perché è vario, il fumetto si è sviluppato in tutto il mondo (d’altronde la narrazione è per l’uomo una necessità biologica) e si può suddividere in quattro grandi mercati.

Il mercato italiano ruota attorno agli storici personaggi della Bonelli, le cui incarnazioni più famose (e che ancora oggi occupano gli scaffali di tutte le edicole) sono Tex, nato dalla penna di Gianluigi Bonelli, e Dylan Dog, ideato da Tiziano Sclavi. Al fianco di queste narrazioni seriali (ma bisogna comunque ricordarsi almeno di Diabolik, creato dalle sorelle Giussani), il fumetto italiano ha visto nascere una linea autoriale segnata da maestri del fumetto come Sergio Toppi, Milo Manara, Hugo Pratt, Gianni De Luca, Jacovitti.
Questa linea autoriale ha dato vita oggi a una vivace editoria basata sulla graphic novel che annovera tra i suoi autori di punta Zerocalcare, Gipi, Radice e Turconi.

L’altra grande scuola di fumetti europea è la scuola franco-belga: da Les Schtroumpfs ad Asterix e Obelix, passando per Tintin e Lucky Luke. Il fumetto in area francese si distingue da quello italiano per la composizione di tavole di formato più grande e l’edizione di volumi con una foliazione minore.
In America invece si è sviluppato il grande filone del genere dei supereroi, spartito tra i prodotti della Casa delle idee (la Marvel) e la DC: Superman, Batman e Wonder Woman, il trio più famoso, ospitano narrazioni più mature rispetto alle avventure di Capitan America, Spiderman, Iron Man e tutti gli altri eroi dell’universo Marvel. Accanto a questi personaggi che si sono fatti conoscere in tutto il mondo, il fumetto in lingua inglese ha creato anche storie di grande rilevanza come Watchmen, Sandman, Sin City, Hellboy, sicuramente destinate per un pubblico più maturo.

L’ultimo mercato mondiale è quello orientale, nato in Giappone e sviluppatosi poi anche in area cinese: il manga presenta uno stile di disegno completamente diverso da quello occidentale, prediligendo il bianco e nero e una costruzione molto libera della sue tavole. Questa diversità non ha comunque impedito che il manga fosse esportato dal suo paese d’origine: Dragon Ball ha segnato l’infanzia di generazioni, come anche Naruto, Bleach, Kenshiro, L’uomo tigre, ma soprattutto One Piece, uno dei fumetti più letti al mondo.

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Jacopo Napolitano
Tutte le storie dicono di noi: la finzione ci aiuta a capire cosa è vero.

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